Alessia Marcuzzi: «La mia nuova Luce»

La creatività ritrovata, i pregiudizi -degli altri- superati e una passione inaspettata. Abbiamo incontrato Alessia Marcuzzi che ci ha raccontato la nascita e i nuovi lanci della sua Luce Beauty.

In tre anni hai creato un marchio di prodotti cosmetici che sta performando benissimo nonostante il momento storico non proprio semplice. Un successo più che meritato. Nel tuo percorso di donna che cosa ha significato? È completamente diverso da ciò che hai sempre fatto, com’è nata questa nuova avventura?

Quest’avventura ha significato talmente tanto per me che ho lasciato perdere tutto quello che avevo fatto fino ad allora. Quando ho capito che mi piaceva così tanto da dedicarmi a tutti gli aspetti, dalla produzione alla ricerca e sviluppo, fino al marketing, ho lasciato la televisione per più di un anno, fermandomi completamente. Vorrei anche dire che non c’è un finanziatore sconosciuto che ha messo i capitali o un’azienda del settore: ho creato tutto io da zero, con le mie forze e con il mio team. Tutto ciò mi ha ridato una gran voglia di fare, l’entusiasmo che negli ultimi anni si era un po’ affievolito. Mi verrebbe da dire – scusa il gioco di parole – che ha riportato luce nelle mie giornate. Venivo da un periodo in cui mi sentivo spenta e questo nuovo marchio ha portato una ventata di creatività e aria fresca nelle mie giornate. Quando ho capito, poi, che quello che io avevo sempre considerato come il piano B, poteva prendere il posto del piano A, la televisione, mi ci sono buttata a capofitto. Luce Beauty ha decisamente rilanciato la mia creatività, perché mentre lavoravo per il brand mi sono venute tantissime altre idee, è come se avesse avuto la funzione di un catalizzatore, e infatti ho scritto un programma tutto mio, Boomerissima, in onda su Rai 2. Del resto, quando la creatività viene messa in circolo, porta sempre nuove cose. 

Il tuo è un marchio digitale: una community. Quanto è stato importante per te il sostegno delle persone che ti seguono? 

Necessario! Mi ricordo quando abbiamo presentato il primo prodotto, l’olio. Era mezzanotte, ho fatto una diretta e c’erano tantissime persone sveglie che ci aspettavano per conoscere questa nuova avventura. Per me è stato importantissimo sapere che c’era qualcuno disposto a credere in quello che stavo facendo e ciò mi ha dato la forza per continuare.

Oggi ci sono diversi brand creati da personaggi noti che puntano alla bellezza. Hai timore che questa proposta possa diventare inflazionata e che la notorietà social possa rivelarsi un boomerang?

È vero, sta diventando quasi una prassi consolidata, ma la nostra intenzione non è fermarci solo all’e-commerce. Vorremmo allargare la nostra distribuzione: siamo in Rinascente e probabilmente andremo anche nelle profumerie e nelle farmacie. Da parte nostra c’è la volontà di diventare sempre più presenti. Sicuramente l’e-commerce che si appoggia alla nostra fanbase ci ha dato il booster iniziale, ma credo che, a un certo punto, il marchio possa camminare da solo dotandosi di una rete distributiva diversificata. La mia community, però, è importantissima. Non pensavo ci fossero così tante persone disposte a darmi fiducia quando parlavo di pelle e di qualità di prodotti skincare. Forse si sono riconosciuti nel mio essere senza filtri, diretta. Hanno riconosciuto la mia autenticità e questo ha azzerato le distanze.

Com’è nato tutto?

Sono partita pensando di creare una linea per me: ho la pelle estremamente sensibile e delicata, sempre alla ricerca di prodotti che fossero adatti alle mie esigenze. Così mi sono detta: “Perché non creare qualcosa che avesse alla base un profondo rispetto per l’ambiente e per le persone? Perché non fare qualcosa che fosse in tutto e per tutto Made in Italy, visto che l’Italia è la patria delle eccellenze cosmetiche?” Io volevo dei prodotti che facessero del bene alla mia pelle e che la aiutassero a essere idratata, luminosa, che combattessero la mia eccessiva sensibilità. È stato naturale per me rivolgermi a dei prodotti senza derivati del petrolio, senza parabeni, senza siliconi, perché a lungo andare tutte queste sostanze possono causare dei problemi. Inoltre, volevo dei prodotti che fossero quanto più naturali possibili a partire dalle materie prime e dalle formulazioni. Ho scoperto poi che tante persone erano nella mia stessa situazione, anche a causa dei cambiamenti climatici, del nostro vivere in città sempre più inquinate, per cui questa mia esigenza è diventata quella di tante altre persone. Io davvero uso questi prodotti, ormai non riuscirei ad usarne altri, perché hanno davvero soddisfatto tutte le richieste della mia pelle. Infine, quando la community ha delle esigenze, le ascolto: i prodotti vengono creati e ideati ascoltando le esigenze di tutti. 

Molti brand nativi digitali sono fatti da donne, come se un certo tipo di imprenditoria femminile per poter esistere debba passare per canali non convenzionali. Ti ritrovi in questa riflessione? 

Non avevo mai fatto una tale riflessione ma, ora che mi ci fai pensare, è vero, è proprio così. Passare dai canali tradizionali è molto più difficile per una donna, perché magari ha una buona idea ma non ha un’esperienza consolidata alle spalle o un’azienda in grado di sostenerla. L’essere donna è come se ti desse una minore credibilità. Ho creato un marchio partendo da zero con le mie forze e l’ho fatto in partnership con realtà italiane, piccole-medie imprese che costituiscono la spina dorsale del sistema economico italiano. Io posso anche essere un personaggio pubblico, quindi godo di riconoscibilità, però poi sconto il pregiudizio del fatto che le persone non credono che io ci possa capire in termini di numeri oppure che possa fare un business plan e occuparmi di marketing e di distribuzione. Pensano che, a un certo punto, io abbia deciso di creare una linea di skincare perché non sapevo cosa fare. Noi donne stesse scontiamo il pregiudizio di non poterci occupare di numeri, ci viene insegnato che ci sono ambiti, tra cui quello scientifico, dove possiamo anche non esserci. È un gap che si può colmare soltanto attraverso un lavoro di informazione e di educazione delle nuove generazioni. Finché diciamo: “guarda che bello questo rossetto, com’è luminoso”, allora tutto bene, ma se poi cominciamo a parlare di numeri allora le cose cambiano. È una battaglia che dobbiamo portare avanti noi donne, dobbiamo fare comunità, perché questo genere di pregiudizi si combatte solo dimostrando ogni giorno le proprie capacità. 

Consigli alle ragazze? 

Ho una figlia e sono una mamma un po’ rompiscatole! A lei dico sempre di mantenersi curiosa, di informarsi, leggere e di non fermarsi mai alla prima impressione. Se riuscirà a mantenere questo atteggiamento anche diventando grande, non troverà mai porte chiuse e, semmai dovesse trovarne, avrà le capacità per individuare nuove strade. Se io non fossi rimasta curiosa, capace di andare oltre a quello che già avevo, magari Luce Beauty non sarebbe mai esistita. Tra l’altro Luce è un’eredità che posso lasciare ai miei figli. Spesso mi chiedevo che cosa avrei potuto lasciar loro: io lavoro in televisione, non ho nulla da tramandare. Luce, invece, è qualcosa che ho costruito io, passo dopo passo, con le mie mani e con la mia fatica, e potrò tramandarlo. Questo mi riempie di soddisfazione. 

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