Nella casa dei Tik Toker

 

Il fenomeno è talmente nuovo da dover ancora trovare un nome: c’è chi le chiama Collab house, chi TikToker house, chi Content house.

Sono case affittate da grandi agenzie di creator digitali, e abitate da talenti digitali. A Milano c’è la prima content house d’Europa, la prima vera “comune” dei creators

Una casa in cui vive un gruppo di content creators che, durante la giornata, si occupa per l’appunto di creare contenuti per i social. Questo è il concept, in sintesi, delle “Collab Houses”, un fenomeno tutto statunitense nato tra YouTubers e Viners. Questa tendenza si è estesa nel 2020 anche ai TikTokers, come si chiamano gli influencer su TikTok. Il caso più famoso è quello di Hype House, una villa a Los Angeles dove gravitano ben 19 TikTokers da decine di migliaia di follower ciascuno, già dallo scorso dicembre. L’account della casa, @thehypehouse, conta 19,2 milioni di seguaci. Una piccola macchina da engagement, utile anche per stimolare i creator a realizzare prodotti di qualità e successo. Le Collab Houses sono arrivate, proprio nelle ultime settimane, anche in Europa, ad essere più precisi, a Milano dove otto ragazzi ora vivono insieme. Si chiama Def House e la somma dei follower dei giovani e giovanissimi creators è pari a 10 milioni di persone. Niente male come audience! E stanno per inaugurarne altre.

Cosa sono le Collab Houses?

Partiamo dalle basi, per capire in cosa consiste questo fenomeno e perché sta crescendo fino ad approdare anche in Italia. Le Collab Houses, come dicevamo, non sono un’invenzione recente. Nel 2014, per esempio, i membri del canale YouTube collaborativo “Our Secondo Life” decisero di condividere una casa per poter realizzare i video con maggiore cura. Lo scorso anno due TikToker, Chase Hudson e Thomas Petrou, hanno pensato di riciclare l’idea ed affittare quella che è diventata Hype House, con lo stesso obiettivo.

Attualmente sono, dunque, 19 i giovani e giovanissimi TikTokers che lavorano nella comune. Vivono lì, infatti, soltanto i più grandi, mentre quelli che ancora vanno a scuola frequentano Hype House nei pomeriggi. Qui ciascun creator registra video per i propri canali, sia da solo, sia assieme agli altri, ma vengono anche organizzate sessioni dedicate all’account collettivo. È uno spazio funzionale e, allo stesso tempo, creativo. Dal confronto tra TikTokers possono nascere idee nuove, challenges e collaborazioni.

Affinché tutto ciò si realizzi, è naturale che le Collab Houses abbiano delle caratteristiche ben precise. Si tratta di appartamenti spaziosi o ville, abbastanza distanti dalle altre abitazioni (anche per garantire ai TikToker una certa privacy rispetto ai fan) e dove è possibile fare riprese. Le stanze devono essere ampie, luminose e poco arredate in maniera tale che ci sia la possibilità di poter girare video con tutta l’attrezzatura necessaria. È importante anche che non ci siano oggetti preziosi o che si potrebbero rompere per via di una challenge o di un balletto troppo esuberante. Non mancano le regole di comportamento. Ciascun componente del gruppo si impegna a caricare video su TikTok ogni giorno, si possono invitare gli amici, ma non organizzare feste, e chi danneggia qualcosa ha tempo due settimane per correre ai rimedi.

Il TikToker Thomas Petrou ha rilasciato una dichiarazione interessante sul “fenomeno Hype House”: “Non si può stare qui per una settimana e non produrre video, altrimenti il nostro esperimento non funzionerà. Questa casa è progettata per la produttività. Se si desidera fare festa, ci sono centinaia di ville che organizzano serate divertenti a Los Angeles tutti i fine settimana. Noi non vogliamo essere così. Non è in linea con la logica della nostra Collab House, dove cerchiamo di creare qualcosa di grande. Non ci si riesce se si va a ballare ogni sabato”.

La prima Collab House europea si trova a Nord di Milano, si chiama Def House e, come abbiamo anticipato, è “popolata” da otto creator che si sono conquistati migliaia di follower a suon di challenge, balletti e altri contenuti amati da giovani e giovanissimi. Si tratta di Simone Berlini, Jasmin Zangarelli, Davide Moccia, Tommaso Donadoni, Alessia Lanza, Yusuf Panseri, Florin Vitan e Marco Bonetti: età media 17 anni e tanta voglia di filmare, raccontare e creare contenuti insieme.

La stessa Def House è strutturata in maniera tale che le camere, tutte doppie, rappresentino la personalità e l’estetica degli inquilini. Gli arredi e gli accessori sono pensati per facilitare la creatività dei ragazzi, ma anche per fornire loro strumenti, colori e angoli che creino continuità con ciò che hanno sempre proposto ai follower e che ha costruito il loro successo.

Un altro aspetto innovativo della Def House riguarda le attività che i ragazzi hanno già iniziato a svolgere. Nelle intenzioni dei promotori, la digital company DSC, la Collab House può diventare anche un luogo di formazione e confronto. Berlini, Lanza e gli altri hanno già partecipato a un incontro a tema politico, ma ne seguiranno altri su dizione, letteratura, cucina, galateo, pulizia, autodifesa. Tutti argomenti che vorrebbero incoraggiare i giovani ad essere curiosi, a partire dalla grande e vasta community della generazione Z che li segue.

L’obiettivo finale delle Collab Houses è, com’è chiaro anche nelle parole del fondatore, ampliare i pubblici di riferimento dei singoli creators. Ma questo fenomeno – per quanto limitato e, forse, passeggero – può essere interessante anche dal punto di vista di chi si occupa della promozione di un brand. In contesti come questo, infatti, si creano nuove forme di collaborazione e parnership molto variegate nella forma, ma coerenti nella tipologia di target “colpito”. Sono giovani i TikTokers, come il loro pubblico quasi totalmente appartenente a quella Generazione Z che fatica a riconoscersi in molti degli altri social più popolari. Qui l’intrattenimento è veloce, brillante, continuo e spontaneo. L’unione degli influencer non fa che amplificare anche questo aspetto, attirando sempre più occhi sui contenuti e sulle persone che li propongono.

#focusonyourpotential

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