Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, ci racconta la Fase2 della profumeria italiana. Il Centro Studi di Cosmetica Italia durante l’emergenza COVID-19 ha proseguito il monitoraggio delle ripercussioni legate alla chiusura delle attività. Attraverso rilevazioni flash settimanali è stato in grado di monitorare attentamente lo stato della profumeria in Italia.
Emergenza liquidità
Quasi tutte le profumerie italiane hanno riaperto in data 18 maggio. Ma la mancanza di liquidità aggravata dalla prolungata chiusura dei punti vendita ha creato evidenti danni anche per le imprese più solide. Ancora oggi i consumatori privilegiano i canali specializzati come i drugstore e i casa toilette oltre alle piattaforme online. Nella fase due sarà difficile recuperare le nuove abitudini. Le profumerie tradizionali sono quelle che più hanno sofferto della crisi, soprattutto quando si tratta di negozi di prossimità. Per quanto riguarda le aziende non si sa ancora quando potranno riprendere servizi come merchandising e formazione, nonché le settimane promozionali. In questo momento le prospettive temporali di ripresa parlano dell’estate. Quando forse, nei mesi estivi, i consumatori, privilegiando i luoghi meno frequentati, torneranno a frequentare i punti vendita. Difficilmente comunque si ritornerà ai livelli pre-crisi.
Abbiamo chiesto a Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia, come pensa che il canale potrà rispondere alla Fase2 e a questa situazione di crisi straordinaria e quali misure possono essere portate a suo sostegno.
Una sfida straordinaria
«Considerando sia profumerie tradizionali che catene, in Italia sono attivi ben 7.000 punti vendita che danno lavoro a 30.000 addetti e generano un fatturato di circa 3 miliardi di euro. Questo valore aumenta ulteriormente, superando i 5 miliardi, se consideriamo l’intera filiera del canale profumeria, dagli essenzieri, ai produttori di packaging e macchinari, ai terzisti e ai distributori. I numeri ci aiutano a comprendere l’indispensabilità di adeguate misure a sostegno della liquidità di queste attività. Le settimane di lockdown hanno avuto un forte impatto sull’intera filiera della profumeria.
Abbiamo più volte ribadito che la cosmesi è un’industria che fa bene al Paese, non solo perché i suoi prodotti contribuiscono al nostro benessere e, in questo particolare momento storico, risultano alleati chiave per l’igiene personale; siamo anche un settore fondamentale per il sistema Paese, a tutti gli effetti annoverabile tra le eccellenze manifatturiere. Una filiera ampia e articolata, con numerose specializzazioni e sfaccettature, che ora più che mai può aiutare nella ripresa».