Imprenditrice da 70 milioni di euro di fatturato, un’azienda che conta oltre 90 dipendenti e un’affiatata e numerosissima fanbase. Quella di Cristina Fogazzi, in arte L’Estetista Cinica, è la storia di una donna che con passione e determinazione ce l’ha fatta. E a noi piace proprio tanto!
La scalata imprenditoriale de L’Estetista Cinica, all’anagrafe Cristina Fogazzi, è stata ripidissima e rapidissima. «Ho e abbiamo lavorato tutti moltissimo in questi anni» – dice lei – e in effetti, dal primo centro estetico BellaVera a Milano aperto nel 2009, di strada ne ha fatta tantissima. Dal blog, estetistacinica.it, al lancio e-commerce nel 2015 di VeraLab, fino agli store monomarca a Roma e Milano, una community di «fagiane» che ora conta più di un milione di followers e Overskin, la sua prima linea di make-up. Paladina della buccia d’arancia, dello stare bene e accettare il proprio corpo così com’è, le si deve il merito di aver scardinato alcuni cliché di bellezza che ci volevano perfette a tutti i costi e per sempre giovani. Il tutto con creatività e ironia, facendosi portatrice di quel messaggio di body positivity di cui avevamo tanto bisogno. L’abbiamo incontrata per scoprire e raccontarvi che percorso è stato, ma soprattutto le irresistibili novità che ha ancora in serbo per noi.
Imprenditrice da 70 milioni di euro di fatturato, oltre 90 dipendenti e un milione di followers su Instagram. La tua storia è di esempio per tante giovani donne. Ti aspettavi tutto questo?
Assolutamente no. Quando ho cominciato io, i social non erano quelli di oggi. Non si sapeva, neanche lo si immaginava, che partendo da lì si potesse arrivare a questo tipo di popolarità. È stata una ripidissima, ma anche rapidissima scalata. C’è da dire, però, che ho e abbiamo lavorato tutti tantissimo in questi anni. Costruire questi numeri in così poco tempo è un’impresa quasi titanica.
Sei riuscita a scardinare determinati cliché su modelli di bellezza preconfezionati, imponendo il tuo personalissimo stile. Quale credi sia stata la chiave del tuo successo?
La sincerità. Ho sempre pensato che mostrare la verità fosse la chiave di svolta. La cellulite, ad esempio, è democratica, ce l’abbiamo tutte, ma nelle pubblicità delle creme anti-cellulite, era proprio la cellulite a non essere mai mostrata. Io invece l’ho fatta vedere per davvero e questo probabilmente mi ha premiata. Stesso discorso per le creme anti-rughe, le quali venivano pubblicizzate da ventenni. Nessuno nell’industria tradizionale avrebbe mai pensato che era possibile usare modelli diversi, vuoi per il rischio di posizionamento o perché “non fa lusso”. Si pensava fosse necessario che, per vendere prodotti di bellezza, bisognasse essere aspirazionali e quindi far vedere modelli di donne bellissime e irraggiungibili in modo tale da generare una sorta di frustrazione che portava all’acquisto del determinato prodotto. Ma la verità è che a noi donne andava sì bene ispirarci a modelli bellissimi, però alla fine eravamo anche un po’ stufe, perché prese in giro da questo tipo di comunicazione. Fortunatamente poi i tempi sono cambiati, anche il consumatore è un consumatore più evoluto, consapevole in tutti i campi. Di qualsiasi cosa si tratti, compra tutto in maniera più informata.
Possiamo dire che il tuo è un brand NO TARGET perché parla a tutte?
Sì, ma ci siamo arrivati nel tempo. All’inizio il mio era un target principalmente giovane, il nostro core era fra i 25-30 anni; adesso invece stiamo abbracciando una fascia d’età sempre più ampia che comprende anche donne fra i 40 e i 50 anni. Il passaparola ha aiutato tanto, non c’è una relazione tra il mio numero di followers sui social e il successo di numeri dell’azienda. Le ragazze in famiglia hanno fatto incuriosire e avvicinare al brand le madri o le colleghe più grandi in ufficio, tanto che è difficile trovare qualcuno oggi che non abbia mai provato anche uno solo dei miei prodotti.
A proposito di fanbase, quanto è stato importante creare una community?
Importantissimo ma alla fine non determinante per il successo dell’azienda. Se ci pensi, ci sono tante influencer con community ben più grosse della mia, che al lancio di un prodotto non hanno avuto lo stesso successo. Per quanto riguarda me, mi ha forse aiutata il fatto di essere sempre identificabile: ho sempre parlato sì del beauty, ma poi solo dei miei prodotti, assicurando sempre una sorta di identità e suscitando in chi mi segue una sensazione di fiducia e sicurezza, che poi si riversa anche sulla qualità dei prodotti che propongo.
Da VeraLab alla prima linea di make-up. Che storia racconta Overskin? Qual è l’idea di make-up che propone?
L’idea era quella di proporre un make-up collegato con la skincare e quindi tutti prodotti dall’aspetto funzionale, che è anche la mia zona di comfort. Su un fondotinta o su un primer io ho più skills che su una palette di ombretti, anche se i miei make-up artists continuano a dirmi che dovremmo fare una palette di ombretti. E poi volevo che fosse un make-up easy to use. Noi donne alla fine cerchiamo prodotti semplici, da usare facilmente e quotidianamente quando siamo di corsa prima di andare al lavoro. Un make-up pratico, per sentirci belle tutti i giorni e per tutto il giorno, per cui prodotti a lunga tenuta, efficaci e facili da applicare in dieci minuti al mattino, che è alla fine l’uso del make-up che facciamo durante la maggior parte della nostra vita.
Il tuo prodotto preferito di Overskin.
Adoro il nostro mascara, che è un mascara forse controverso a causa dello scovolino un po’ strano che ha, ma è a mio avviso pazzesco. Ha un comfort di tenuta durante la giornata incredibile, ti lascia le ciglia morbide, non si sbriciola e lo strucchi facilmente la sera senza doverti strofinare gli occhi fino allo sfinimento. Un altro prodotto super è il primer, che ha un effetto uniformante e soprattutto skincare, lavora davvero sulle pelli miste per minimizzare nel tempo l’aspetto dei pori.
Autoironia e spontaneità ti hanno permesso di entrare nei cuori di milioni di persone. Ma come definiresti il rapporto con le tue “fagiane”?
Molto onesto e molto caldo. Quando incontro le persone che mi seguono, mi stupisco sempre dell’affetto sincero che hanno nei miei confronti e questo mi riempie di gioia.
È davvero una gran soddisfazione realizzare come, senza pensarci troppo e senza rendertene conto, ti sei infilata nelle vite di altre persone che nemmeno conosci, riuscendo ad essere stata una piacevole compagnia o addirittura fonte di ispirazione, aiutandole a vedere le cose da un altro punto di vista.
E il rapporto con il tuo team?
Oserei dire simbiotico. Io lavoro tutti i giorni in ufficio con loro, sono sempre su tutti i progetti, per cui il nostro è un rapporto da colleghi alla pari, confidenziale. Rimangono tutti stupiti quando vengono a lavorare qui, perché all’inizio c’è un po’ questo timore – come in tutte le aziende del resto – di relazionarsi al capo, ma alla fine scoprono che sono davvero una di loro. Ti dirò, hanno quasi più soggezione del mio General Manager, il che è paradossale (ride). Io poi vivo letteralmente di fronte l’ufficio, ci sono delle mattine che arrivo in accappatoio!
Di recente hai anche firmato un accordo con Peninsula Capital per rafforzare la leadership del marchio in Italia e avviare il piano di espansione internazionale. Come procederete?
Le intenzioni sono principalmente due: consolidare la presenza in Italia aprendo qualche shop monomarca in più – al momento siamo solo a Milano e a Roma – e guardare all’Europa, stiamo studiando la migliore strategia con la quale ci muoveremo.
Sei anche una grande appassionata e sostenitrice dell’arte. Tra le altre cose, hai scritto un libro Il mio Grand Tour. Storie di luoghi, di arte e di ansia che parla proprio di luoghi d’arte.
Sono da sempre un’appassionata d’arte, ma l’idea del libro è nata l’anno dopo la pandemia, durante il quale con l’azienda siamo andati in giro con un furgoncino carico dei nostri prodotti per alcuni musei della penisola, anche meno conosciuti, in modo tale da poter dare un contributo al settore turistico che in quel periodo era ancora bloccato. Mi sono così trovata ad avere una conoscenza particolare di tantissimi e interessanti luoghi d’arte in Italia e ho pensato di unire quella che era la mia passione da sempre e questi incredibili posti che avevo scoperto in quell’anno, raggrupparli in una sorta di guida turistica, senza ovviamente alcuna pretesa.
Ma qual è il tuo posto del cuore?
Dove ho casa al mare, Porto Venere.
Un sogno nel cassetto?
Posso essere onesta nel dire che non ne ho? Mi sembra davvero di aver realizzato più sogni di quelli che potessi sognare. Li ho finiti, a parte il metabolismo veloce e il mangiare senza ingrassare! Quello purtroppo, per quanto mi impegni, ancora non si è avverato (ride).
Tre aggettivi per definirti.
Esuberante, caparbia ed empatica.
Il prodotto beauty a cui non potresti mai rinunciare.
Il contorno occhi! Mi sveglio alcune mattine che guardo le mie palpebre e mi si stringe il cuore.
Progetti futuri?
Sicuramente le aperture di nuovi negozi e il piano di internazionalizzazione del brand.
Un messaggio alle nuove generazioni piene di sogni.
A me è capitato questo successo pazzesco con il brand ma non era il mio sogno, mi è capitato lavorando. Per cui quello che mi sento di dire è che a volte non si riesce a fare il lavoro dei sogni – io, ad esempio, avrei voluto curare mostre d’arte – però si può trasformare il lavoro che si fa nel lavoro dei sogni. Dunque anziché vivere la frustrazione del fatto di non essere riusciti a fare quello che si voleva, cercare comunque uno spazio di autorealizzazione in quello che poi alla fine ci capita di fare.