Tommaso Paradiso e la sua “Sensazione Stupenda”

DFuori c’è il sole e mentre ascolto “Ultimo Valzer”, traccia finale del nuovo album di Paradiso, arriva il primo squillo. È Tommaso. Spengo la cassa e parliamo di emozioni, degli anni che passano e di lunghe passeggiate sul mare che hanno contribuito alla creazione del suo ultimo capolavoro “Sensazione Stupenda”.

L’arte scaturisce solo dalla sofferenza? 

Iniziamo col botto! Credo che sia un’affermazione valida. Indubbiamente, molte canzoni nascono da esperienze negative, da momenti di sofferenza. Ma ci sono anche momenti di fuoco, in cui si è travolti dall’entusiasmo, e si scrivono canzoni diverse. Rispetto al mio primo album da solista, Space Cowboy, questo nuovo è più variegato, evidentemente nato in un periodo più sereno, lontano dall’ombra della pandemia. La canzone Sensazione Stupenda cerca di trasformare l’angoscia e l’ansia in qualcosa di bello. L’album è risoluto, ma mantiene sempre quella vena malinconica che mi contraddistingue. Sono molto legato alle emozioni, sia positive che negative.

Hai scritto l’intero album da solo. Tra le 13 tracce, racconti solo la tua storia o c’è anche finzione?

Sicuramente le canzoni nascono dal vissuto, come faccio sempre. A volte, sono ispirate da cose che vedo, sento o stupiscono. Ad esempio, Figlio del Mare è nata da una passeggiata solitaria su una spiaggia deserta, dove ho concepito l’intera canzone. Altre volte, come in Quando si alza il vento, quando dico “Roma mia stai con me non te ne andare / ho bisogno di proteggerti” creo immagini basate sulle emozioni che scaturiscono dalla mia esperienza. Ho creato l’immagine di quando è sepolta dall’immondizia. Ci sono cose che assorbo come una spugna durante la quotidianità, poi è mio compito come artista farla diventare favolosa, altrimenti sarebbe pura cronaca. 

Amore Indiano è una collaborazione con i Baustelle. É nata su due piedi o avevate già lavorato insieme in studio?

Avevamo già lavorato insieme, io e Francesco condividiamo gusti musicali molto simili. Certo, se mi identifichi con Riccione sembra una collaborazione sconnessa, ma nei miei album ci sono ballad che avrebbero potuto benissimo essere scritte da loro. Per il nazional popolare sei in un modo, per il vero fan sei in un altro.

Questo è il tuo secondo album da solista. Cosa è cambiato dal primo?

Sono sempre rimasto me stesso, fin dal mio primo album con i Thegiornalisti. Sono spontaneo, ma in continua evoluzione. Non sono più il ragazzo che vagabondava per strada fino alle 6 del mattino e non rimaneva mai nella stessa casa, ma un uomo di 40 anni che però, nonostante tutto, conserva ancora un istinto fanciullesco.

Hai da poco finito il tour nei palazzetti. Sul palco con te anche Marco Rissa, ex membro dei Thegiornalisti. Perché questa scelta?

Non è una scelta, nasce da molto prima. Siamo sempre rimasti amici e in buoni rapporti. Avevamo dichiarato anche prima dello scioglimento della band che avremmo continuato a suonare insieme. É mio fratello, quindi ci siamo detti perchè non farlo? E poi finalmente due chitarre elettriche sul palco… è stata una grandissima band!

Hai detto più volte di aver sofferto di attacchi di panico. Ci consoli dicendo che col tempo se ne vanno, o restano? 

Verdone una volta mi disse a cena: “non ti preoccupare Tommaso che l’ansia con gli anni si sfilaccia”. Io credo che l’esperienza in qualche modo conti, l’ansia secondo me non se ne andrà mai. Non auguro neanche al mio peggior nemico di soffrire di ansia, perché si soffre come una bestia, ma con tanto sacrificio, tanto dialogo, lavoro e analisi, si può gestire. Lo dico anche in Sensazione Stupenda, ‘facciamo amicizia’, perché ci dobbiamo prendere a cazzotti dalla mattina alla sera. Io con l’ansia cerco di parlarci, di discuterci e di capire perché è qua. Consiglio di parlarne, di curarla, poi c’è da dire che con la vita che facciamo, con la frenesia, per quello che leggiamo e sentiamo nel mondo, è difficile vivere privi di ansia. Conosco forse un paio di persone che non l’hanno mai vissuta. 

In Amore Indiano, Lyn e Blu Ghiaccio Travolgente, parli sempre di una donna che piange. Sei d’accordo con Tananai che non c’è un amore senza una ragazza che pianga o sei tu che combini sempre danni? 

La ragazza che piange è forse per noi romantici l’emozione più forte che ci possa arrivare, io mi distruggo quando vedo una ragazza piangere, probabilmente ne sono così colpito da questa emozione che va a finire in una canzone. Ogni tanto nelle mie canzoni chiedo aiuto, altre volte invece cerco di proteggere io, è uno scambio molto diffuso nei miei testi. 

Che bello vedere un ragazzo romantico, soprattutto oggi che si sente sempre meno!

Si, dipende, anche perché i generi cambiano le trame. L’arte da quando esiste è sempre stata scatenata da una musa, dall’amore. Nello stil novo c’era sempre la figura della donna angelo e sarò sincero, io amo il classico in tutte le sue forme. Ho studiato filosofia, ho fatto il liceo classico. Le burinate non mi piacciono.

Sei uno dei pochissimi artisti italiani che non è mai stato a Sanremo. Perchè? 

Io l’ho sempre detto. Sanremo non fa per me. Rispetto e stimo tantissimo chi ci va, chi sa affrontare quel palco, ma io ho fatto musica per sfuggire alle competizioni, altrimenti avrei fatto il tennista o il calciatore. Io detesto la gara, soprattutto nell’arte. Infatti non sono un grande fan dei talent show, sono tipo da gavetta. A me piace andare in tour col mio pubblico, sono contento se mi vengono ad ascoltare. 

Chi è il tuo esempio? Una persona senza la quale non saresti stato chi sei oggi. 

Io questo lavoro in musica lo faccio grazie ad altri artisti. Quando ho “conosciuto” gli Oasis, ho pensato che non volessi fare nient’altro, vivevo per loro. L’altro giorno, a un incontro con i fan, dopo aver fatto le solite foto e chiacchierato un po’, è arrivata questa ragazza, che mi fa che era più malata di me con gli Oasis, per me impossibile! Stavo sbagliando, lei si è fatta tutti i concerti e me ne sono reso conto quando ho preso la chitarra in mano, ho suonato qualche pezzo vecchissimo e lei effettivamente li sapeva tutti. Io suonavo e lei cantava. Io so suonare tutti i pezzi degli Oasis compresi i B – side. Posso dire con certezza che loro sono stati la folgorazione. Il musicista italiano invece che mi ha influenzato in modo significativo è stato Lucio Dalla. La sua scrittura, la metrica, gli arrangiamenti, il carisma, tutto in lui mi ha ispirato profondamente. Dico con convinzione che Dalla è uno dei pochi artisti che è riuscito a coniugare testi eccezionali con una straordinaria musica. Spesso, i cantautori classici trascurano l’aspetto musicale, ma lui era eccellente in tutto.

Come hai detto anche tu, sei un grande malinconico. Nel video di Blu Ghiaccio Travolgente ci sono tantissime immagini dei tuoi successi, c’è qualcosa nel passato che avresti voluto fosse diverso? 

Le cose sono andate per il verso giusto, non cambierei una virgola. Forse uno potrebbe dire che tanti ragazzi fanno successo a 20 anni, io l’ho fatto a 34 quindi potrei dire “ci sarei potuto arrivare prima” però erano tempi diversi. Magari ci avrei potuto mettere di meno ma sono contento così, di esserci arrivato con tanta maturità, non cambierei nulla. 

L’ultima traccia, L’Ultimo Valzer, mi ha fatto capire tutto. Niente testo, solo musica. Ascoltando l’album da capo a piedi sembra quasi di vedere un film. Cosa rappresenta per te quest’ultimo brano dove tu non sei presente? 

Io ti ringrazio di cuore, perché forse nessuno me lo chiederà mai, una traccia senza parole non frega mai niente a nessuno, invece per me è importantissima. In molte delle mie storie sui social, suono brani da colonne sonore di Morricone e Trovajoli, i miei eroi nella composizione di musiche per film. Durante ogni concerto, suonavo una colonna sonora famosa e chiedevo al pubblico di indovinare il film, ma spesso nessuno alzava la mano. In Italia, il 90% del pubblico si concentra sui testi delle canzoni e li impara a memoria, ma per me la musica è al primo posto. Io sono stato prima sconvolto dalla musica e poi dalle parole. La musica perfora la pancia. Ho voluto scrivere questa canzone da film, un brano orchestrale ed è stato il mio atto di fede. Chiuderò tutti i concerti con questa canzone. Pensa che io L’Ultimo Valzer l’ho chiamato così per omaggiare una delle mie band preferite, Guido e Maurizio De Angelis – in arte gli Oliver Onions, sono un duo, due fratelli di Roma che hanno fatto tutte le colonne sonore dei film di Bud Spencer e Terence Hill degli anni sessanta/settanta, e nel film Poliziotto Extraterrestre, c’è questa canzone stupenda che si chiama appunto Ultimo Valzer.

 

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