Negli ultimi anni il successo della carbossiterapia è aumentato, la tecnica si è perfezionata diventando più efficace, sicura e meno fastidiosa.
In particolare è stata dimostrata una notevole efficacia nel trattamento della cellulite e delle adiposità localizzate.
Ne abbiamo parlato con il dott. Marco Boiocchi Del Frate, Direttore Sanitario della Clinica Domus Medicina Estetica di Milano.
Bentrovato Dott. Boiocchi. Perché la carbossiterapia è il trattamento del momento? Di che cosa si tratta e a chi si rivolge?
La carbossiterapia è una metodica nata nel passato, usata dapprima come terapia per le ulcere croniche nei pazienti con diabete oppure con stasi venosa importante data da un’alterazione dell’ossigenazione dei tessuti a livello periferico. Poi si è scoperto un suo possibile utilizzo nell’ambito della medicina estetica, a fini appunto estetici. La carbossiterapia consiste nell’insufflare anidride carbonica nei tessuti.
La CO2 sterile è erogata da un apparecchio specifico, dotato di un serbatoio (che contiene l’anidride carbonica sterile, ndr) e di un flussimetro che ne regola temperatura e flusso. La somministrazione nel tessuto sottocutaneo avviene mediante aghi estremamente sottili, naturalmente monouso, collegati al macchinario tramite tubi, anch’essi sterili. Il medico stabilisce sia la velocità con la quale il gas fuoriesce, sia la quantità di gas da iniettare, seguendo protocolli terapeutici specifici per ogni paziente e personalizzando il trattamento in base al problema e alla sensibilità del paziente.
L’anidride carbonica ha delle controindicazioni? Come va a lavorare sulla cellulite in particolare?
Non dà problemi perché viene inattivata istantaneamente da un enzima presente sulla membrana dei globuli rossi che si chiama anidrasi carbonica (CAH), venendo poi idrolizzata in bicarbonato di sodio e idrogeno.
La carbossiterapia svolge azioni di diverso tipo su diversi sistemi. In primis, genera un aumento dell’ossigenazione dei tessuti, si creano cioè nuovi capillari, si sbrigliano quei piccoli capillari intasati oppure ostruiti per varie cause o abitudini di vita, aumenta la perfusione dei tessuti e aumenta l’attività replicativa dei tessuti con conseguente ringiovanimento del derma. Il primo effetto positivo è riscontrabile quindi sulla lassità. In seconda battuta riscontriamo il ripristino di una corretta microcircolazione degli arti inferiori.
È proprio questa la problematica alla base della cellulite, vera e propria patologia. Con la carbossiterapia possiamo trattare le celluliti da lievi a moderate, in termini medici di primo, secondo e terzo grado. Quelle di 4 grado, cosiddette “celluliti a materasso”, non vengono trattate perché caratterizzate da modificazioni irreversibili nel tessuto che richiedono un approccio differente, che può avvalersi di macchinari più specifici o della chirurgia. Infine abbiamo un effetto sull’adiposità localizzata. Non è una metodica di prima scelta a mio avviso, ma in presenza di cellulite è bene avere un beneficio anche in tal senso.
Ci sono delle particolari condizioni fisiche in presenza delle quali la carbossiterapia è sconsigliabile?
Proprio perché nata come trattamento per le ulcere croniche in pazienti poli-patologici o anziani, ha veramente poche controindicazioni. Ma ricordiamo che gravidanza e allattamento sono impedimenti assoluti per qualsiasi trattamento di medicina e chirurgia estetica. I pazienti con neoplasie richiedono il benestare dell’oncologo e bisogna prestare particolare attenzione in presenza di pazienti con scompensi a livello cardio-circolatorio. Una persona in buona salute non ha nessuna controindicazione particolare.
Il focus di questa stagione è la silhouette. È possibile immaginare un protocollo anti-cellulite più ampio? In cui, cioè, alla carbossiterapia si affianca anche altro?
Nei trattamenti del corpo che intervengono sulla cellulite e sull’adiposità localizzata i migliori risultati si ottengono grazie all’impiego sinergico di vari macchinari che agiscono con meccanismi diversi. La carbossi ad esempio può essere associata a degli ultrasuoni che, da un lato, agiscono sulla componente adiposa, dall’altro vanno a rompere quella fibrosi circolare a livello del tessuto adiposo che causa quel fastidioso effetto di pelle a buccia d’arancia.
L’intervista continua sul nuovo numero di Rêve Magazine...
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