La top model francese Camille Rowe è la protagonista della nuova campagna Dior dedicata alla sua ultima fragranza “Poison Girl”.
Ambientata presso lo Standard Hotel High Line di New York la campagna si ispira alla tendenza più cool del momento: le feste in hotel di lusso nelle principali metropoli del mondo, punto di riferimento di giovani irriverenti, sexy e piene di energia.
La poison girl Camille Rowe si racconta in quest’intervista, tra frammenti di vita privata e impeccabile professionalità.
Credi che la recitazione faccia parte del lavoro come modella?
«Da quando ho iniziato a posare come modella all’età di sette anni, mi hanno sempre detto di avere un certo allure da attrice e di essere molto espressiva. È vero che io cerchi d’interpretare un personaggio sul set perché è quello che m’interessa. Anche quando le riprese non ricreano quell’atmosfera particolare necessaria, cerco di impegnarmi a trovare in me stessa le condizioni che mi consentiranno d’interpretare il mio ruolo davanti alla telecamera.»
Nel 2016 sarai protagonista di ben due film. Stai prendendo in considerazione la carriera di attrice?
«Mi sono stati offerti alcuni progetti davvero interessanti e li ho accettati. Questo nuovo anno avrà per me un’impronta molto cinematografica. Interpreto la parte di una modella nel prossimo film di Frédéric Beigbeder, che però non è affatto come me, anzi è l’opposto. Compaio anche in un’altra pellicola, una commedia, ma non posso ancora rivelare nulla. In questo preciso momento tuttavia non sono del tutto convinta di voler diventare un’attrice. Staremo a vedere.»
Quali le differenze tra le modelle negli anni Novanta e le ragazze di oggi?
«Oggi c’è più attaccamento. Tutti vogliono sapere tutto sulla vita delle modelle, più accessibili grazie ai social network che garantiscono vicinanza al pubblico ma parecchia sovraesposizione rispetto al passato. Le persone adesso s’interessano anche della loro personalità.»
«Ciò che ho ricevuto veramente da mia madre è stata la consapevolezza di me stessa, il sentirmi a mio agio con ciò che sono senza alcun tabù sulla nudità ad esempio e a sapermi muovere senza inibizioni.»
Come concili il tuo stile autentico e molto naturale con la professione di modella che spesso può risultare limitante?
«In realtà vengo scelta proprio per il mio modo di essere. Infatti raramente indosso molto make up in un servizio o acconciature eccessive. È accaduto molto di rado. Solitamente piaccio per come sono al naturale e questo si adatta perfettamente al mio lavoro.»
Per quanto riguarda la tua vita online (vanti migliaia di seguaci), pensi sarebbe stata così intensa se non fossi una top model?
«Il mio Instagram è per lo più personale. Il fatto che il mio vero nome, Camille Rowe, non compaia lo dimostra, uso lo pseudonimo “Fingermonkey”. Non ho mai voluto usare il mio vero nome, anche quando Victoria Secrets me lo ha chiesto per avere ancora più seguaci. Non posto mai nulla che sia legato al lavoro a meno che non mi interessi sul serio.
Tutto quello che condivido è molto personale, ma non sono alla ricerca della foto perfetta. Il mio profilo è coerente con ciò che sono e mi permette di suscitare l’interesse di quelle aziende che sanno apprezzarmi realmente.»
Perché proprio “Fingermonkey” per il tuo account Instagram?
«Matt Jones, un fotografo con cui lavoro molto, mi ha sempre chiamato “monkey” perché sono molto … chiassosa! Un giorno, sul set con lui, avevo appena scoperto questa nuova applicazione e volevo creare subito il mio account con il nick “monkey”, ma era già stato utilizzato, così siamo arrivati a Fingermonkey. È iniziato tutto come uno scherzo, ma oggi ci sono un sacco di persone che mi conoscono solo attraverso il mio account Fingermonkey».