Intervista a Federica Abbate, penna di platino della musica italiana

Di Canzoni per gli altri, titolo del suo primo album, Federica Abbate ne ha scritte tantissime. Trentadue anni, milanese nonostante il cognome, Federica è una delle autrici di maggior successo della musica italiana di oggi. Anzi, senza molti dubbi, è l’autrice di maggior successo. Da Amore Eternit cantata da Fedez e Noemi a Nessun Grado di Separazione di Francesca Michielin, fino a In radio e Niente canzoni d’amore con Marracash e Roma-Bangkok per Baby K e Giusy Ferreri. Non c’è un genere che Federica non conosca, e in cui Federica non riesca. Frequenta allo stesso modo la canzone d’autore e il reggaeton, il rap e il soul, il mainstream pop e l’indie, con una creatività e una riconoscibilità unica. Bastano anche solo i primi 30 secondi per accorgersi quando un pezzo porta la sua firma.
Eppure alcune canzoni sono sempre state solo sue, scritte per sé, forti solo se cantate da lei. Dopo un primo EP nel 2018, In foto vengo male, ora Federica pubblica il suo “primo vero album”: nove canzoni di una poliedrica penna che è -finalmente- anche una bellissima voce, libera di esprimersi e di farsi ascoltare. In attesa di vederla live il 26 novembre in Santeria Toscana a Milano, abbiamo incontrato Federica durante le prove per farci raccontare la nascita di questo lavoro e molto altro.

Partiamo dalla genesi dell’album, com’è nato e quando hai sentito l’esigenza di “metterci la faccia”?

Come sai, nasco come autrice purissima. Dieci anni fa non avrei mai pensato di cantare. Non mi sentivo assolutamente pronta, quello che mi interessava era solamente il processo di scrittura. Un primo, timido approccio alla carriera cantautorale c’è stato con In foto vengo male, nel 2018, ma in quell’EP non mi esponevo sul serio, a partire dalla cover nella quale avevo un palloncino a coprirmi la faccia. Ero ancora restia a tutto quello che è il contorno della musica: look, makeup, feed di Instagram, la comunicazione, le copertine.
È stato un vero e proprio processo di apprendimento fin qui, ho dovuto imparare tutto fino a sentire il bisogno di scrivere liberamente quello che avevo da dire senza necessariamente dovermi incasellare. È per questo che ho deciso di chiamare l’album Canzoni per gli altri, per chiudere il cerchio. Ma stavolta, al centro di tutto, c’è Federica, il mio mondo e il mio modo di raccontarlo, di parlare della mia vita. Se lo ascolti, del resto, è un album molto al femminile, si sente che racconta di un mondo filtrato dagli occhi di una ragazza giovane in maniera sincera e onesta.

Hai nominato la cover di In foto vengo male, in cui il tuo viso era nascosto dietro un palloncino. Nella copertina di Canzoni per gli altri, invece, guardi dritta in camera, fiera. Possiamo dire sia stato un po’ un percorso di presa di coscienza non solo di Federica in quanto artista, ma di Federica in quanto donna?

Assolutamente sì. Prima non avevo un buon rapporto con il mio corpo. Non mi piacevo, mi sentivo brutta, non adatta. Non sapevo proprio valorizzarmi come donna, mi rigettavo in quanto femminilità. È stato quindi un percorso umano che ha portato la Federica bambina che si copriva il viso con un palloncino a diventare e sentirsi, soprattutto, una donna.

E Federica adesso si piace?

Ma si, un sacco! Certo ho le mie giornate no, ma è normale, capita a tutti. Sarà che quando cresci poi non hai una visione di te in quanto estetica. Ci sono chiaramente volte in cui mi guardo e penso che dovrei aggiustare alcune cose, andare in palestra… a me poi piace tanto mangiare! Ad oggi, però, mi piaccio, mi accetto per come sono perché mi sono finalmente conosciuta interiormente. E se ci pensi, conoscersi è l’unico modo per tirare fuori una propria bellezza interiore.

 

Nelle nove tracce dell’album la tua voce è accompagnata dalla voce di altri dieci artisti con i quali avevi già collaborato in precedenza, da Elisa a Mr Rain. Com’è stato ritrovarsi in studio con loro non più in veste di autrice, ma di artista? E quanto ha significato per te il loro sostegno?

Non era scontato accettassero, nonostante appunto io avessi scritto per e con loro già diverse volte. Il fatto, però, che abbiano detto di si per me è stato importantissimo, l’ho vissuta un po’ come una sorta di legittimazione di me non solo in quanto autrice, ma in quanto artista, in più da persone che stimo tantissimo artisticamente.

Ma hai mai temuto che il ruolo di autrice potesse aver creato un po’ di distanza tra te e il pubblico?

Un po’ si, ammetto. Mentre in America la figura dell’autore che canta anche le proprie canzoni è ben vista e accettata, in Italia è tutto molto più settoriale. C’è una sorta di diffidenza che ha sicuramente un po’ pesato dentro di me, ma è anche stata la molla che mi  ha aiutata a trovare il coraggio per cancellare alcune paure, paranoie che mi tenevano incatenata e non mi facevano fare il salto. Alla fine la paura ti rovina la vita, questa cosa me la disse una volta Mogol e aveva ragione.

Quanto è importante oggi l’apparire e l’essere femminili nella musica?

Tantissimo! Alla fine i mezzi con i quali comunichiamo sono tendenzialmente mezzi d’immagine. Quando siamo su Instagram, non ci fermiamo principalmente a leggere la caption che accompagna la foto, ma a guardare, e non è neanche detto che si passi poi allo step successivo. Probabilmente, prima, è in questo che io ho un po’ peccato, facevo fatica a veicolare bene la mia immagine perché non mi accettavo in quanto femmina, e per questo tendevo a chiudermi, a mostrarmi poco. E non che sia necessario doverlo fare, ma alla fine è bello quando una donna non ha problemi con la propria femminilità, anzi la abbraccia, la accetta, ne è orgogliosa e la esprime come vuole. Io ho dovuto lavorarci tanto ma ora mi fa stare bene il fatto di essere meno solo mente e sempre un po’ più corpo. Del resto, quando ti fai bella, ti senti inevitabilmente un po’ meglio, più sicura. E questo è importantissimo anche nella musica. Non è tutto, chiaramente, però è tanto. Sicuramente tanto di più di quello che è stato in precedenza.

Una data speciale, prodotta da Vivo Concerti, il 26 novembre in Santeria Toscana a Milano. Cosa dobbiamo aspettarci?

Finalmente la possibilità di ascoltare queste canzoni dal vivo. Io poi non ho un passato live particolarmente ampio, questa in un certo senso è la mia prima vera data ufficiale, che porta in giro il mio primo vero album. Sarà una bella festa, ci saranno molti ospiti e soprattutto il piacere di cantare queste canzoni dal vivo, con il mio pubblico.

 

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