La seconda stagione della serie tv Doc – Nelle Tue Mani andrà in onda su Rai 1 questa sera gennaio 2022.
La prima stagione della serie tv ha raggiunto gli 8,9 milioni di telespettatori. Doc è stata venduta all’estero addirittura prima della messa in onda e al momento l’hanno comprata 100 Paesi.
Nel cast ci sono Luca Argentero, Matilde Gioli, Pierpaolo Spollon, Alice Arcuri, Sara Lazzaro. La trama segue il medico Andrea Fanti che dopo essere stato ferito dal padre di un ragazzo deceduto, perde la memoria degli ultimi dodici anni di vita. Alcuni volti nuovi in reparto, ma soprattutto l’ingresso del virus covid sarà la novità più attuale.
Focus su Matilde
È tra le attrici più apprezzate della sua generazione. Ha condiviso il set con Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi e oggi sogna di essere diretta da Matteo Garrone. Matilde Gioli è una donna razionale, forte, volitiva, ma anche sensibile e irrimediabilmente empatica. Il suo futuro è ancora tutto da scrivere, ma in queste pagine la sua determinazione appare già straordinariamente chiara
L’esordio nel mondo del cinema con “Il capitale umano” di Paolo Virzì per Matilde Gioli ha rappresentato un momento di svolta. L’interpretazione nel ruolo di Serena Ossola non solo è valsa alla giovane attrice alcuni prestigiosi premi – tra cui il Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri d’Argento (2014) – ma l’ha introdotta definitivamente nel mondo della recitazione e del cinema. Sono diversi, infatti, i film che l’hanno vista protagonista finora. Tra i titoli in questione è possibile citare Solo per il weekend, pellicola di Gianfranco Gaioni del 2015, ma anche The Startup, film di Alessandro d’Alatri uscito nel 2017. L’anno seguente, l’attrice ha fatto parte – assieme a diverse altre star del cinema italiano – del cast di Moschettieri del Re – La Penultima Missione di Giovanni Veronesi. Tra gli ultimi lavori di Matilde Gioli c’è la fiction Doc – Nelle tue mani che, liberamente ispirata alla storia vera del Dottor Pierdante Piccioni, vede l’attrice milanese interpretare l’assistente del personaggio principale, il cui volto è quello di Luca Argentero. Il personaggio di Giulia Giordano ha fatto breccia nel cuore dei fan le hanno dedicato una serie non quantificata di fan page su Instagram. I record di ascolti e le interpretazioni “di pancia” che l’hanno consacrata sono medaglie ben in vista sulla sua divisa da attrice, ma nella vita vera è la sensibilità a tutto campo ciò che rende Matilde davvero orgogliosa di se stessa. L’empatia è qualcosa che non puoi pianificare, fluisce spontanea, con tutti i suoi pro e i suoi contro, ma sa regalare le soddisfazioni più grandi. Appaga il cuore e l’anima rendendoci più che mai umani. Ne è convita Matilde che, con il suo sguardo ipnotico e la sua parlantina altrettanto magnetica, ci racconta le gioie della recitazione ma soprattutto l’entusiasmo per le piccole cose, l’amore per la natura e un dilagante desiderio di maternità…
Quando hai deciso di utilizzare il cognome di tua madre per la tua carriera artistica?
È stato un suggerimento di Paolo Virzì. Sono trascorsi circa otto anni dal mio primo film, “Il capitale umano” ma ricordo perfettamente quei giorni. Stavo camminando per strada quando un casting director mi ha fermato per propormi la parte. Non sapevo nulla di cinema ma di colpo mi sono ritrovata nel mezzo di una produzione molto importante. Paolo, che ama il neorealismo, sceglie spesso dei “non-attori” perché la naturalezza conquista più della tecnica. Durante le riprese del film mia madre è venuta a farmi visita sul set, ha conosciuto Virzì e tra loro è nata un’amichevole conversazione, essendo entrambi toscani. “Perché non conservare il cognome Lojacono per la vita privata di Matilde e Gioli per quella da attrice?” ha consigliato Paolo, con atteggiamento protettivo. E così è stato.
Chi è Matilde?
Faccio un po’ fatica a dare delle definizioni della mia identità perché non riesco a concentrarmi totalmente su me stessa, nonostante, come tutti, anche io abbia i miei momenti di presa di coscienza. Quando si tratta della mia vita tendo a rimanere sulla superficie delle cose, preferisco invece approfondire le storie degli altri. Dopo il periodo dell’adolescenza e dell’università che definirei un po’ travagliati, sto riscoprendo un senso di pace che scaturisce dalla vita trascorsa in campagna in mezzo ai cavalli. In passato ho commesso errori e probabilmente ho fatto soffrire delle persone, ma di fatto il mio è un animo buono. Per star bene mi bastano le piccole cose, non è mancanza d’ambizione, ma semplice consapevolezza di ciò che mi occorre per essere felice.
Prima del fortunato incontro con Paolo Virzì qual era il tuo sogno?
Desideravo studiare le neuroscienze, dedicarmi cioè allo studio della mente e di quei meccanismi del cervello umano ancora oscuri, per indagarli non solo da un punto di vista scientifico, chimico e anatomico ma anche attraverso il contributo di altre discipline come la filosofia, la psicologia e l’antropologia. Avrei voluto frequentare la facoltà di medicina per poi specializzarmi in neurochirurgia, ma la vita mi ha portato a laurearmi in filosofia… Prima di “inciampare” nel cinema.
Sono da poco iniziate le riprese dell’attesissima seconda stagione di “DOC – Nelle tue mani”, serie tv campione di ascolti. Cosa ami del tuo personaggio?
Giulia Giordano è un medico che ha imparato dal primario Andrea Fanti (Luca Argentero, ndr) il metodo da applicare in ospedale: zero empatia, zero ascolto del paziente, fiducia esclusiva nei risultati delle analisi e dell’esame clinico. Ma è anche la dottoressa che Andrea ha dimenticato di aver amato in passato. Grazie a questo personaggio ho imparato a essere cinica, a lavorare con la mia controparte non empatica. Ma Giulia Giordano è anche una donna pragmatica e operativa, in questo mi sento simile a lei.
David di Donatello 2021. Un’edizione all’insegna del femminile. Con due registe candidate e i premi a Sandra Milo e Monica Bellucci. Il cinema sta diventando più inclusivo nei confronti delle donne?
Il cinema italiano non può che prendere coscienza di questa nuova generazione di attrici estremamente talentuose che si stanno affacciano sulla scena. Penso a Matilda De Angelis, a Benedetta Porcaroli, a Valentina Bellè o ancora a Ludovica Martino. È anche vero che registi e sceneggiatori si stanno dimostrando sempre più attenti nei confronti dell’inclusività del genere femminile, ma le quote in crescita delle registe donne sono ancor più confortanti.
Con chi ti piacerebbe lavorare e da chi vorresti essere diretta?
Un attore, tra i tanti, con cui mi piacerebbe molto lavorare è Luca Marinelli. L’ho conosciuto, è simpaticissimo, e amerei incontrarlo sul set. Per quanto riguarda i registi, vorrei essere diretta da Matteo Garrone.
Armani ti accompagna sul palcoscenico e sui red carpet con abiti meravigliosi e un make-up da sogno. Cosa ti accomuna all’universo di Re Giorgio?
Indossare gli abiti di Giorgio Armani mi consente di esprimere completamente me stessa, con sensualità ed eleganza, con carattere e dolcezza al contempo. Ricordo ancora la meraviglia del completo indossato alla Mostra del Cinema di Venezia, uno smoking nero di Giorgio Armani, con giacca oversize, pantaloni e top con cristalli per un nude look inaspettato ed estremamente raffinato.
Hai dichiarato di aver paura della solitudine. Perché ti spaventa?
Forse perché sono cresciuta in una famiglia numerosa. Siamo molto uniti e non riusciamo a staccarci gli uni dagli altri. Ritrovarsi tutti insieme a tavola o in montagna per noi non è soltanto una tradizione, ma molto di più. Il mio lavoro mi porta a viaggiare spesso e non nascondo di provare una certa malinconia quando sono lontana dai miei affetti.
Che rapporto hai con il mondo dei social?
Mi piace stare al passo coi tempi, non tanto per conoscere le ultime novità quanto per rimanere agganciata alla realtà. Un po’ come accade con la musica, i social mi consentono di comprendere i linguaggi di più generazioni. Gestisco il mio profilo senza strategie preordinate e non ho numeri da capogiro, ma ho un bellissimo rapporto con i fan.
A cosa non potresti mai rinunciare?
Ai miei spazi nella natura.
Su Instagram hai scritto che la bellezza non è perfezione. Che “l’imperfezione è intrigante”. Cosa intendevi?
Credo ci voglia consapevolezza. L’errore, lo sbaglio, l’imperfezione fanno la differenza e ci permettono di non di diventare uguali a tutti gli altri. Credo che sia importante, appunto, lavorare sul fatto che i nostri difetti ci rendono unici e sarebbe bello smettere di voler somigliare a qualcun altro.